Giuseppe Degol

(dal libro Alpini una famiglia)

Nasce a Strigno il 30 agosto 1882. Nel 1914 si trova in Australia quando gli giunge la notizia dello scoppio della Guerra Mondiale. Ubbidendo all'imperativo dell' amor patrio e convinto che era giunto il momento propizio per la redenzione della sua terra trentina, non esita a lasciare l'Australia, affidando alla moglie la figlioletta e il suo commercio di metalli preziosi e perle, per correre in Italia.

Qui giunto si arruola come volontario nel Corpo degli Alpini, frequenta il Corso Allievi Ufficiali e viene poi assegnato, col grado di aspirante, al VI Reggimento Alpini, Btg. « Verona». Ai primi di ottobre 1915 raggiunge il suo reparto operante nel settore dell'Altissimo. Il 19 ottobre, con un pugno di uomini, viene inviato a compiere un colpo di mano a quota 461. Parte nottetempo e nelle prime ore del mattino giunge a qualche centinaio di metri dalle linee nemiche. Con le fasce ai piedi per evitare ogni rumore, la pattuglia taglia un primo reticolato, poi un secondo e quindi parte all' assalto. Gli Austriaci, sorpresi dall'inattesa azione e storditi dagli scoppi, lasciano la posizione aprendo un fuoco intenso. Giuseppe Degol viene ferito mortalmente, ma ha ancora la forza di incitare i suoi soldati e di gridare: «Viva l'Italia!».

Il suo corpo viene sepolto a quota 461. Alla sua memoria verrà concessa la Medaglia d'Oro al V.M. con la seguente motivazione:

 

Giuseppe Degol - aspirante ufficiale 

 

Trentino di nascita, di classe anziana, ma ancora vincolato al servizio militare nell' esercito austriaco, lasciava in Australia, dove aveva stabilito i propri interessi, la moglie e i figli colà residenti, per venire a combattere, volontario, l'ultima guerra d'indipendenza. Si distinse per audaci imprese di ricognizione, condotte sempre a termine con felice risultato, nelle quali catturò diverse pattuglie avversarie. Comandante di una grossa pattuglia scelta, si slanciava alla testa dei suoi uomini all' attacco di un nucleo di nemici in forte posizione.

Colpito mortalmente al petto, continuò ad incitare i suoi uomini a perseverare nell' azione, e col suo esempio eroico e con la sua parola, seppe infondere in essi tanto slancio ed ardire, che essi, sebbene di gran lunga inferiori di numero, in un nuovo e più furioso assalto, riuscirono a sloggiare il nemico ed a volgerlo in fuga.

Esausto, esalava l'ultimo respiro al grido di «Viva l'Italia !».

 

Corna Calda (Albaredo-Trentino), 14 novembre 1915.